Gli estratti di Cannabis legale possono essere molto utili in ambito terapeutico contro diverse patologie. Una di quelle contro cui sembrano agire molto bene è la fibromialgia: ecco perciò tutto quello che serve sapere su questa delicata tematica, ormai sempre più di attualità.
Fibromialgia: il CBD può essere una soluzione reale?
Ad approfondire questo discorso ci hanno pensato diversi studi che hanno posto l’accento sul meccanismo d’azione del CBD e del THC, due componenti chimici fondamentali. In particolare, il CBD è quello presente in maggiore concentrazione nella Cannabis legale attualmente commercializzata in Italia. Usarla a scopi terapeutici contro la fibromialgia non fa bene solamente per gli stati dolorosi, ma anche per i sintomi associati alla malattia. Un effetto importante, per esempio, è anche un miglioramento della qualità del sonno. In base agli studi effettuati, i malati di fibromialgia avrebbero notato miglioramenti già dopo sole 2 ore dall’assunzione. Questo è servito per appurare che effettivamente il CBD fa bene per ridurre la rigidità, una caratteristica di questa patologia, oltre a ridurre una serie di effetti della stessa come alterazioni del sonno e della concentrazione e una limitata capacità di movimento. Dunque si può dire che assumere CBD terapeutica permetterebbe di migliorare notevolmente la qualità della vita di ciascun malato.
Come va usata la Cannabis legale nella fibromialgia?
Un’altra domanda molto interessante su questa tematica è la modalità di assunzione di questa sostanza. Tra i sintomi più complessi da gestire per chi è malato di questa patologia invalidante, vi sono il dolore diffuso, oltre a forti emicranie e anche nausea frequente. Queste sintomatologie, così come dimostrato dagli studi, potrebbero ridursi drasticamente grazie all’utilizzo dei principi attivi della Cannabis legale, ovvero CBD e THC. La terapia utilizzata nei test degli studiosi ha sempre previsto un utilizzo di Cannabis a basso dosaggio per un periodo tra i 7 e i 10 giorni per poi incrementare gradualmente la somministrazione dei principi attivi. Ancora incerta la quantità esatta di CBD e THC che va assunta: un indicatore per determinare quello che possa essere il massimo dosaggio tollerato deriva dalla comparsa di rari effetti collaterali, tra cui vertigini, secchezza delle fauci e anche sensazione di nausea.
L’olio di CBD contro i sintomi della fibromialgia
Il sistema endocannabinoide è già presente all’interno del corpo umano. Questo è costituito da una serie di recettori che, in presenza di sostanze come THC e CBD vengono attivati e portano ad una serie di proprietà benefiche. L’olio in tal senso può essere molto utile: questo può essere assunto dai malati di fibromialgia sia in forma sublinguale che applicato per via topica sulle zone dolenti del corpo. Ci sono infatti alcune aree corporee che tendono a causare un dolore acuto che si attutisce notevolmente grazie a dei massaggi con questo olio. Per quel che concerne la somministrazione per via sublinguale, questa prevede che alcune gocce di olio vengano assunte sotto la lingua. Anche se, è bene precisare che ogni metodo di assunzione dipende sempre da persona a persona. Ecco perché è utile anche chiarire che il dosaggio consigliato varia molto in base all’entità del disturbo e a quella che è la manifestazione dolorosa.
Effetti collaterali del CBD: cosa sapere
Un aspetto importante è quello dei possibili effetti collaterali di questa particolare ed innovativa terapia. La somministrazione del CBD può essere un ottimo trattamento alternativo ai farmaci convenzionali per pazienti affetti da fibromialgia. Non sono stati segnalati particolari effetti collaterali. Tuttavia, soprattutto dopo le prime assunzioni del prodotto, potrebbero verificarsi effetti leggeri come nausea, diarrea, vomito, vertigini ed emicrania di varia entità. In caso invece di sovradosaggio, i sintomi possono variare molto: da una marcata secchezza delle fauci fino alla sensazione di annebbiamento e tachicardia. In ogni caso questi effetti tendono a passare in maniera spontanea.