
Le coppie che presentano problemi di fertilità e decidono di affidarsi alla riproduzione assistita sono sempre più numerose. Le tecniche di fecondazione assistita a cui possono ricorrere sono molteplici, ed in alcuni casi prima di attuare uno qualsiasi di questi processi è necessario un trattamento di stimolazione ovarica.
Si tratta di una tecnica farmacologica finalizzata ad una produzione maggiore di follicoli, e quindi ad aumentare le probabilità di successo. Essa consente inoltre di definire con esattezza il momento dell’ovulazione e la corretta maturazione dell’ovulo.
Prima di procedere con il trattamento in questione la donna viene sottoposta ad una serie di test e analisi preliminari, in modo da avere una conoscenza approfondita della condizione clinica del soggetto e in base a questa regolare il dosaggio.
Una delle principali cliniche della fertilità spagnole ha chiarito le fasi principali di tale procedura, mostrando quanto questa sia semplice e priva di effetti collaterali.
Le 4 fasi della stimolazione ovarica
Fase di maturazione degli ovociti. L’obiettivo del processo è quindi quello di stimolare le ovaie tramite trattamento ormonale affinché producano un numero maggiore di ovociti maturi disponibili alla fecondazione. Questo perché in un ciclo ovulatorio spontaneo viene generato un singolo ovocita, per cui grazie alla stimolazione ovarica si accresce la probabilità di realizzare una gravidanza.
La somministrazione della terapia ormonale può avvenire anche tramite iniezioni sottocutanee che la donna può eseguire tranquillamente a casa, ed ha un durata compresa tra 8 e 10 giorni.
Sarà ovviamente il medico curante ad indicare il dosaggio necessario, che viene modulato in base ad una serie di fattori come l’anamnesi della donna, l’età, parametri fisici, il tempo di infertilità, ecc…, tutte informazioni raccolte nella fase di analisi preliminare.
Fase di monitoraggio follicolare. È una fase di fondamentale importanza che avviene periodicamente. La frequenza dei controlli è normalmente di 2 o 3 volte a settimana, al fine di verificare il corretto evolversi del processo di stimolazione ovarica.
Il monitoraggio consiste in una duplice valutazione: in primo luogo si esegue una indagine ecografica per la misurazione delle dimensioni, del numero e della qualità dei follicoli ovarici, e in secondo luogo viene effettuato un esame biochimico tramite analisi del sangue per valutare i livelli ormonali.
Oltre a dare una indicazione dello stato attuale della paziente, le informazioni raccolte possono essere molto utili anche al fine di avere una previsione di quella che sarà la risposta ovarica della donna a tale trattamento.
Fase di ovulazione. Si procede con la fase di estrazione quando dalla visita medica emerge che i follicoli hanno raggiunto il diametro di maturazione. La misura di riferimento affinché siano considerati maturi è di 18 millimetri.
Una volta raggiunta tale grandezza prosegue il trattamento: per poter stimolare la maturazione finale dell’ovulo viene somministrato alla donna un ormone chiamato gonadotropina corionica umana (HCG). Gli effetti di tale inoculazione ormonale si presentano dopo circa 36 ore, ed è da quel momento che si può procedere con il trattamento di riproduzione assistita.
Fase di preparazione dell’endometrio. Avvenuta l’estrazione dei follicoli, ha inizio l’ultima fase del trattamento che consiste nella preparazione dell’endometrio affinché gli embrioni possano impiantarsi in modo più agevole nella parete dell’utero. Al fine di corroborare ulteriormente l’endometrio e migliorare il mantenimento dell’embrione durante l’intera gravidanza viene somministrato un altro ormone chiamato progesterone.
Alla luce di queste informazioni appare evidente l’importanza di questo trattamento per chi vuole aumentare le possibilità di diventare madre.
Gli esperti del settore raccomandano comunque di affiancare la regolarità del trattamento ad uno stile di vita sano ed equilibrato, ad una moderata attività fisica e ad una alimentazione sana.