La mancanza totale o parziale di capelli, sia negli uomini che nelle donne, è spesso vissuta con disagio e preoccupazione. Per questo motivo, molte persone si informano sull’opportunità di eseguire un trapianto di capelli. È bene chiarire quando farlo e quando no, perché i risultati potrebbero essere diversi in base a caratteristiche specifiche legate alla fisiologia di una persona, rendendo il trapianto utile in alcuni casi e non efficace, o addirittura dannoso, in altri.
Trapianto di capelli: in che cosa consiste
Il trapianto di capelli consiste nel trasferimento del pelo o capello, con tutto il bulbo pilifero, nella cute del soggetto interessato. Esistono diverse tipologie di trapianti, ad oggi, quelli eseguiti dai chirurghi, sono prevalentemente due:
– metodologia STRIP;
– tecnica FUE.
Il trapianto di capelli mediante tecnica STRIP prevede l’asportazione di una piccola superficie di pelle da una parte del corpo che ha molti peli, quale ad esempio l’interno coscia. Successivamente, un team di tricologi provvede ad esportare, con minuzia e precisione, ogni singolo bulbo, per impiantarlo nella cute. Dopo alcune settimane, durante le quali la zona deve essere fasciata e protetta da qualsiasi agente esterno, si può verificare se i bulbi hanno attecchito in modo efficace. Il decorso postoperatorio legato a questo intervento è piuttosto doloroso. Nella maggior parte dei casi, i segni del bisturi sono visibili sia sulla testa che nella zona da cui è stato asportato il lembo di pelle per l’autotrapianto.
La tecnica FUE è eseguita nella gran parte delle strutture, poiché non è prevista l’incisione della cute per il prelievo dei follicoli, i quali vengono invece asportati minuziosamente uno ad uno. Tale metodologia presenta indubbi vantaggi: primo fra tutti quello di garantire una guarigione molto meno traumatica e più veloce rispetto a quella necessaria con l’intervento STRIP. Inoltre, il soggetto che si sottopone all’autotrapianto mediante l’asportazione dei singoli follicoli non avrà cicatrici visibili, se non nelle prime settimane che seguono il trattamento. Si tratta però principalmente di arrossamenti locali, non di incisioni con il bisturi, vere e proprie ferite che richiedono tempo per rimarginarsi, con il rischio di infezioni sempre dietro l’angolo. Va anche precisato che, trattandosi di un procedimento lungo e che richiede molto tempo e personale per essere effettuato correttamente, è anche molto costoso, soprattutto se le zone da coprire hanno un’estensione importante.
Trapianto di capelli: quando farlo
Il trapianto di capelli è un’operazione chirurgica che, di per sé, non risolve la causa che ha determinato la caduta dei capelli. Se il soggetto che intende sottoporsi a un autotrapianto è relativamente giovane, sano e non presenta patologie a carico della cute o dei bulbi piliferi, allora il trapianto potrebbe essere un valido aiuto, insieme a trattamenti non chirurgici, come l’assunzione di integratori, per stimolare la crescita dei bulbi piliferi.
In linea generale, la persona che decide di valutare il trapianto di capelli dovrà porre attenzione alle sue abitudini alimentari e di vita, monitorando lo stato di salute generale e quello della propria cute, sia prima che dopo l’intervento, che nel corso del tempo potrebbe necessitare di un secondo o anche di un terzo innesto. Poiché la reazione del corpo al trapianto è soggettiva, è necessario che, per aumentare le probabilità di riuscita, la salute del paziente sia sempre allo stato ottimale e costantemente monitorata. Utili consigli su alimentazione, benessere e stile di vita sono ad esempio riportati su questo sito.
Trapianto di capelli: quando non farlo
Vi sono delle situazioni in cui il trapianto di capelli non solo non è raccomandabile, ma addirittura sconsigliato. Uno dei casi in cui è meglio non sottoporsi all’intervento è quello in cui i follicoli, dopo un’analisi eseguita da staff medico, risultano malati o atrofizzati. In queste ipotesi, un trapianto sarebbe inutile, perché i follicoli non attecchiscono efficacemente, con alto rischio di caduta degli eventuali capelli rimasti. Tale fenomeno è noto, in campo tecnico, con l’appellativo di shock loss, e si verifica quando i follicoli impiantati sono già danneggiati o malati e di conseguenza non sono in grado di resistere all’intervento, causando una rapida caduta, con un risultato insoddisfacente, se non peggiore della situazione iniziale.
Ecco perché il trapianto di capelli è sconsigliato in tutte quelle situazioni di diradamento dei capelli, sintomo di una patologia in atto che andrebbe prima curata. In questo senso, un approccio determinante alla problematica è costituito da una branca della medicina, definita rigenerativa, che pone come obiettivo principale quello della ricostituzione, per quanto possibile, della salute dei follicoli, aggrediti da patologie come l’alopecia. Le tecniche maggiormente utilizzate, di natura non invasiva, mirano a rigenerare i microcomponenti che costituiscono il follicolo e la parte che accoglie il pelo, il bulbo pilifero.
Conclusione: trapianto sì o no?
Dopo aver esaminato le principali caratteristiche dell’intervento di trapianto di capelli e analizzato le più frequenti controindicazioni, è opportuno precisare che, in tutti i casi, è indispensabile affidarsi a professionisti esperti, operanti in strutture accreditate e specializzate.
Inoltre, il trapianto di capelli non deve essere preso alla leggera. È bene tener conto, infatti, che entrambi i procedimenti precedentemente citati, lo STRIP e il FUE, recano con sé la possibilità di effetti collaterali di varia entità, non sempre prevedibili.
Una variabile importante è costituita dallo stato di salute del soggetto che si sottopone all’intervento (incluso quello psicologico) e che non sempre risulta nelle condizioni ideali per affrontare un determinato tipo di innesto, anche quando le strutture osservano scrupolosamente i protocolli di salute e sicurezza.
Infine, è consigliabile diffidare sempre e comunque di chi assicura risultati certi e guarigioni in poco tempo, perché queste promesse non corrispondono alla realtà dei fatti e denotano scarsa professionalità.