Ovaio policistico: quanto interferisce una giusta alimentazione


La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia che purtroppo comporta non solo conseguenze fisiche alle donne che ne soffrono, ma anche ripercussioni psicologiche. Vediamo in cosa consiste e quanto una giusta alimentazione possa interferire con il suo decorso, insieme al biologo nutrizionista e dietologo a Udine Mauro Meloni.

Come si presenta e da cosa è causato l’ovaio policistico

Prima di capire quanto una sana alimentazione possa influenzare l’andamento positivo di questa patologia, vediamo cos’è la sindrome dell’ovaio policistico. Nota anche come PCOS, consiste in un disordine metabolico (presente nel 5-10% delle donne) che va a determinare molte cisti ovariche, oltre a squilibri ormonali e molto spesso infertilità femminile. Soprattutto in pazienti obese questa patologia può presentarsi anche con complicanze legate all’insulino resistenza o all’ipertensione arteriosa. Sembra comunque che l’obesità sia presente nella metà delle donne affette da ovaio policistico. Ad ogni modo, un’attenzione maggiore deve essere portata soprattutto dopo il periodo della menopausa in queste pazienti, quando il rischio cardiovascolare aumenta considerevolmente. Molto spesso poi nella PCOS compare anche iperandrogenismo: una condizione ormonale che rende il quadro molto simile a quello di un individuo di sesso maschile. In pratica l’ipofisi comincia a produrre troppi ormoni maschili, il che può dar vita a irsutismo, cicli mestruali irregolari o scomparsa di essi, eventuale presenza di acne. Altri sintomi possono riguardare ansia, insonnia, depressione, pelle più scura nelle aree ascellari, nuca e gomiti.

 Come si cura: quali terapie prescrive il medico 

 Quando si hanno questi sintomi è necessario rivolgersi ad un medico specialista (ginecologo ed endocrinologo) che saprà indirizzare verso le specifiche indagini da compiere. Una volta accertata la sindrome dell’ovaio policistico, allora la cura va indirizzata verso due direzioni: una farmacologica e l’altra alimentare. La cura non è mai unica per tutte le pazienti, ma va personalizzata in base al quadro clinico di ognuna. In generale comunque vengono prescritti di cicli di contraccettivi ormonali (estro-progestinico) contro acne e irsutismo e contro le irregolarità mestruali, a volte in combinazione con farmaci che contrastino gli ormoni androgeni. A volte può il medico può prescrivere la metformina, in caso di insulinoresistenza, e trattamenti ad uso locale, da applicare cioè sulla pelle.

Quanto conta l’alimentazione 

 Una giusta e mirata alimentazione ha un ruolo fondamentale nella corretta gestione della sindrome dell’ovaio policistico. Elimina innanzitutto sovrappeso ed obesità, riduce l’ipertensione arteriosa e l’insulinoresistenza, migliora sensibilmente un’eventuale steatosi epatica di origine non alcolica. Un corretto regime alimentare in tal senso si sviluppa in più punti:

  • Diminuzione dell’introito calorico. In questo modo si verificherà una perdita di peso corporeo che andrà a correggere diversi parametri. La perdita del grasso e del tessuto adiposo va a regolare anche l’ormone dell’insulina. Migliorano poi i parametri legati al colesterolo, ai trigliceridi e alle transaminasi.
  • Riduzione dei carboidrati semplici al di sotto del 15% dell’introito giornaliero totale. Gli zuccheri semplici causano picchi glicemici ed oltre a peggiorare la PCOS, predispongono al diabete e ad infiammazioni di tipo intestinali.
  • Aumento del consumo di cereali integrali: apportano sali minerali e vitamine del gruppo B, e in più sono ricchi di fibre, che consentono un assorbimento più lento dei livelli glicemici indotti dai carboidrati.
  • Tanta verdura e legumi, qualche frutto e integrazione con omega3 e inositolo. I legumi e le verdure non vanno mai dimenticati per contrastare la PCOS, in quanto possiedono molti benefici a livello metabolico e sono degli ottimi antiossidanti. Stesso discorso per gli omega 3, acidi grassi polinsaturi (presenti nel pesce e nella frutta secca) che vanno a contrastare le patologie cardiovascolari. L’integrazione con inositolo, infine, ha dato risultati clinici molto incoraggianti nel miglioramento della sindrome dell’ovaio policistico, anche sui sintomi associati alla fertilità e agli aspetti psicologici.