Numerosi studi e ricerche scientifiche hanno validato la tesi che fumare la cannabis stimola un recettore presente nel bulbo olfattivo, che amplifica la sensibilità agli odori e l’appetito.
Per questo si avverte una forte sensazione di fame dopo aver fumato erba: un’interessante ricerca è quella pubblicata su Nature Neuroscience, i cui risultati sono davvero interessanti e rivelano una possibile risposta.
Fumare erba e fame chimica: i risultati della ricerca
Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Neuroscience mette in evidenza come il THC, il principio attivo della marijuana, agisca su determinati recettori connessi con il senso dell’olfatto.
In pratica, il THC si lega a una molecola presente nei neuroni del bulbo olfattivo, la zona del cervello che riceve gli stimoli provenienti dal naso, e questo legame aumenta l’appetito e porta a consumare più cibo.
I recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (CB1) promuovono l’assunzione di cibo nei topi a digiuno aumentando la rilevazione degli odori.
Lo studio pubblicato rivela che “i recettori CB1 sono stati espressi in abbondanza sui terminali degli assoni dei neuroni glutamatergici corticali centrifughi che si proiettano su cellule granulari inibenti del bulbo olfattivo principale (MOB)”.
Manipolazioni farmacologiche e genetiche locali hanno rivelato che gli endocannabinoidi e i cannabinoidi esogeni hanno acuito la rilevazione degli odori e l’assunzione di cibo nei topi a digiuno, diminuendo la spinta eccitatoria dalle aree della corteccia olfattiva al MOB (bulbo olfattivo principale).
I risultati rivelano che le proiezioni di feedback corticale al MOB regolarizzano in modo cruciale l’assunzione di cibo attraverso la segnalazione del recettore CB1, collegando la sensazione di fame ad una più forte elaborazione degli odori.
Pertanto, il controllo dipendente dal recettore CB1 delle proiezioni di feedback corticale nei circuiti olfattivi accoppia gli stati interni alla percezione e al comportamento.
Fumare erba fa ingrassare?
Non è detto, dipende da diversi fattori. Anche se la cannabis causa un temporaneo aumento dell’appetito, non è detto che a lungo termine si verifichi un incremento del peso.
A rivelarlo è Didier Jutras-Aswad, ricercatore della University of Montreal che ha condotto uno studio pubblicato sulla rivista Pharmacology Biochemistry and Behavior.
Infatti, lo studio ha dimostrato come diversi fattori come il sesso e l’eventuale consumo di tabacco possono entrare in gioco e determinare un aumento del peso.
Applicazione clinica ai malati
I risultati della ricerca pubblicata sulla rivista Nature Neuroscience non forniscono solo una valida spiegazione alla fame chimica da cannabis, ma hanno anche delle potenziali applicazioni cliniche sui malati oncologici.
Infatti, conoscere come acuire l’appetito di una persona potrebbe essere molto utile per accrescere la fame nei pazienti che seguono trattamenti chemioterapici.
Edgar Soria dell’Università di Bordeaux ha messo in evidenza come i risultati di questa ricerca siano preziosi e rappresentino un primo “timido” passo in questo campo di ricerca, anche se c’è ancora tanta strada da percorrere.
“Patologie neuropsichiatriche come l’Alzheimer o la depressione sono caratterizzate da un deficit di perfezione olfattiva ed il sistema endocannabinoide (ECS) sembra essere coinvolto in questo tipo di disordini”, mette in evidenza Soria.
I ricercatori pensano che manipolando il sistema endocannabinoide nel sistema olfattivo potrebbe migliorare le condizioni patologiche.
Anche se ad oggi si tratta ancora di supposizioni teoriche e non siano stati avviati studi concreti e test di laboratorio in grado di validare le ipotesi, gli scienziati rilevano che si potrebbe utilizzare uno spray nasale contenente un composto cannabinoide.
Inoltre, i risultati della ricerca potrebbero essere utilizzati anche per curare le patologie metaboliche come l’obesità, per le quali si voglia ridurre il senso della fame e dell’appetito.
Infatti, nel caso di iperattività del sistema endocannabinoide “sarebbe utile bloccare la trasmissione di cannabinoidi nel bulbo olfattivo.”